La domanda era: Come?
Una curiosità che – per la maggioranza, almeno – andava oltre il classico dubbio legato alla vita, o alla morte del personaggio. Perché in quindici anni di servizio il mondo che lasci a chi prenderà il tuo posto è senz’altro diverso dal mondo che avevi ereditato. E questo vale nell’immaginario della finzione, tanto quanto in quello della realtà. Due universi che in 007 hanno sempre finito per fondersi, per contaminarsi, influenzarsi: tant’è che pure la trama di “No Time To Die”, melodramma a parte, ruota intorno al recupero di un virus potenzialmente capace di uccidere su commissione (ed è stata scritta e girata in pre-pandemia). Come se gli agenti segreti, ormai, abbiano raggiunto la definitiva obsolescenza; come se le battaglie e le guerre siano passate in pianta stabile su nuovi tavoli: e c’è anche più di un riferimento, nella pellicola, a testimonianza di ciò.
Insomma, quale futuro si prospetta per James Bond?
E siamo sicuri che dovrà chiamarsi ancora James?
Già, perché nel frattempo certe battaglie – quelle al di sopra della scienza e della chimica – hanno cominciato a infiammarsi, a chiedere segnali forti, netti. E tra categorie discriminate e parità di genere, probabilmente, la sua prossima missione potrebbe essere quella di rifarsi vivo dando una botta al cerchio e una alla botte: accontentando perciò conservatori e progressisti. Compito che farebbe impallidire persino il collega Ethan Hunt e le sue missioni impossibili, ma che “No Time To Die” sembra voler iniziare a prendere in considerazione, o quantomeno a dimostrare una volontà chiarissima di essere aperto al dialogo. E questo senza perdere di vista il cerchio dalla circonferenza lunghissima aperto con “Casino Royale”, dove il filo gettato da Vesper è cresciuto al punto da aver generato una tessitura, alla quale adesso è necessario mettere assolutamente un punto.
Tanta carne al fuoco, dunque.
Troppa, forse? Neanche per sogno.
Ma fa niente, perché 007 continua imperterrito a dettare le regole, a riscrivere la storia e con questo ultimo capitolo, anche a guardare – verosimilmente – a una nuova epoca.
Quanto radicale e rivoluzionaria è tutto da vedere, ma una certezza ce l’abbiamo di nuovo: non vediamo l’ora.
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